da: "Il vizio oscuro dell'occidente" di Massimo Fini
In Kosovo, una regione grande quanto la metà del Piemonte, stazionavano ventimila guerriglieri dell'ucK bene armati ed equipaggiati (in parte dagli Stati Uniti), che facevano uso sistematico del terrorismo, com'è sempre nelle guerre partigiane, contrapposti all'esercito e alle milizie paramilitari serbe.
C'erano delle buone ragioni da una parte e dall'altra.
Quelle dell'indipendentismo per i kosovari albanesi, il diritto di difendere un territorio che era loro da secoli storicamente e giuridicamente, per i serbi.
Una questione che, fatte salve le pressioni diplomatiche, sempre possibili e legittime, avrebbe dovuto essere risolta dalle forze in campo e all'interno dello Stato jugoslavo.
Ma saltò fuori una categoria giuridica nuova di zecca: quella dei "diritti umani".
In un anno e mezzo di guerra e di guerriglia in Kosovo c'erano stati, da parte delle forze paramilitari serbe, due eccidi di civili per un totale di 205 vittime (diventeranno 2.000 ma solo dopo l'intervento della NATO, dati forniti dai cinquecento osservatori internazionali colà inviati).
E sempre che fossero tutti civili perché ciò che vediamo ogni giorno in Palestina ci dice come in una guerra partigiana non sia facile distinguere un militante da chi non lo è.
Comunque la CNN, questa centrale della disinformatja occidentale, cominciò a trasmettere ossessivamente le immagini di quegli eccidi, ma ogni volta come se si riferisse a episodi diversi e nuovi, creando insieme alle altre TV americane ed europee il clima opportuno.
La NATO, autoproclamatasi forza di polizia internazionale, attaccò la Jugoslavia senza avere l'avallo dell'oNu, bombardandola per una settantina di giorni e uccidendo 5.000 civili, di cui 500 albanesi (danni collaterali. naturalmente) e consegnando il Kosovo all'ucK.
E adesso l’indipendenza unilaterale…